
POLITICA
24 aprile 2013
Tornare indietro per andare avanti
Intervista a Enrico Berlinguer
La passione è finita?
Per noi comunisti la passione non è finita. Ma per gli altri? Non voglio dar giudizi e mettere il piede in casa altrui, ma i fatti ci sono e sono sotto gli occhi di tutti. I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un "boss" e dei "sotto-boss". La carta geopolitica dei partiti è fatta di nomi e di luoghi. Per la DC: Bisaglia in Veneto, Gava in Campania, Lattanzio in Puglia, Andreotti nel Lazio, De Mita ad Avellino, Gaspari in Abruzzo, Forlani nelle Marche e così via. Ma per i socialisti, più o meno, è lo stesso e per i socialdemocratici peggio ancora...
Lei mi ha detto poco fa che la degenerazione dei partiti è il punto essenziale della crisi italiana.
È quello che io penso.
Per quale motivo?
I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c'è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un'autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un'attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti.
Lei fa un quadro della realtà italiana da far accapponare la pelle.
E secondo lei non corrisponde alla situazione?
Debbo riconoscere, signor Segretario, che in gran parte è un quadro realistico. Ma vorrei chiederle: se gli italiani sopportano questo stato di cose è segno che lo accettano o che non se ne accorgono. Altrimenti voi avreste conquistato la guida del paese da un pezzo.
La domanda è complessa. Mi consentirà di risponderle ordinatamente. Anzitutto: molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più. Vuole una conferma di quanto dico? Confronti il voto che gli italiani hanno dato in occasione dei referendum e quello delle normali elezioni politiche e amministrative. Il voto ai referendum non comporta favori, non coinvolge rapporti clientelari, non mette in gioco e non mobilita candidati e interessi privati o di un gruppo o di parte. È un voto assolutamente libero da questo genere di condizionamenti. Ebbene, sia nel '74 per il divorzio, sia, ancor di più, nell'81 per l'aborto, gli italiani hanno fornito l'immagine di un paese liberissimo e moderno, hanno dato un voto di progresso. Al nord come al sud, nelle città come nelle campagne, nei quartieri borghesi come in quelli operai e proletari. Nelle elezioni politiche e amministrative il quadro cambia, anche a distanza di poche settimane.
Veniamo all'altra mia domanda, se permette, signor Segretario: dovreste aver vinto da un pezzo, se le cose stanno come lei descrive.
In un certo senso, al contrario, può apparire persino straordinario che un partito come il nostro, che va così decisamente contro l'andazzo corrente, conservi tanti consensi e persino li accresca. Ma io credo di sapere a che cosa lei pensa: poiché noi dichiariamo di essere un partito "diverso" dagli altri, lei pensa che gli italiani abbiano timore di questa diversità.
Sì, è così, penso proprio a questa vostra conclamata diversità. A volte ne parlate come se foste dei marziani, oppure dei missionari in terra d'infedeli: e la gente diffida. Vuole spiegarmi con chiarezza in che consiste la vostra diversità? C'è da averne paura?
Qualcuno, sì, ha ragione di temerne, e lei capisce subito chi intendo. Per una risposta chiara alla sua domanda, elencherò per punti molto semplici in che consiste il nostro essere diversi, così spero non ci sarà più margine all'equivoco. Dunque: primo, noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi di Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l'operato delle istituzioni. Ecco la prima ragione della nostra diversità. Le sembra che debba incutere tanta paura agli italiani?
Veniamo alla seconda diversità.
Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata.
Onorevole Berlinguer, queste cose le dicono tutti.
Già, ma nessuno dei partiti governativi le fa. Noi comunisti abbiamo sessant'anni di storia alle spalle e abbiamo dimostrato di perseguirle e di farle sul serio. In galera con gli operai ci siamo stati noi; sui monti con i partigiani ci siamo stati noi; nelle borgate con i disoccupati ci siamo stati noi; con le donne, con il proletariato emarginato, con i giovani ci siamo stati noi; alla direzione di certi comuni, di certe regioni, amministrate con onestà, ci siamo stati noi.
Non voi soltanto.
È vero, ma noi soprattutto. E passiamo al terzo punto di diversità. Noi pensiamo che il tipo di sviluppo economico e sociale capitalistico sia causa di gravi distorsioni, di immensi costi e disparità sociali, di enormi sprechi di ricchezza. Non vogliamo seguire i modelli di socialismo che si sono finora realizzati, rifiutiamo una rigida e centralizzata pianificazione dell'economia, pensiamo che il mercato possa mantenere una funzione essenziale, che l'iniziativa individuale sia insostituibile, che l'impresa privata abbia un suo spazio e conservi un suo ruolo importante. Ma siamo convinti che tutte queste realtà, dentro le forme capitalistiche -e soprattutto, oggi, sotto la cappa di piombo del sistema imperniato sulla DC- non funzionano più, e che quindi si possa e si debba discutere in qual modo superare il capitalismo inteso come meccanismo, come sistema, giacché esso, oggi, sta creando masse crescenti di disoccupati, di emarginati, di sfruttati. Sta qui, al fondo, la causa non solo dell'attuale crisi economica, ma di fenomeni di barbarie, del diffondersi della droga, del rifiuto del lavoro, della sfiducia, della noia, della disperazione. È un delitto avere queste idee?
Non trovo grandi differenze rispetto a quanto può pensare un convinto socialdemocratico europeo. Però a lei sembra un'offesa essere paragonato ad un socialdemocratico.
Bè, una differenza sostanziale esiste. La socialdemocrazia (parlo di quella seria, s'intende) si è sempre molto preoccupata degli operai, dei lavoratori sindacalmente organizzati e poco o nulla degli emarginati, dei sottoproletari, delle donne. Infatti, ora che si sono esauriti gli antichi margini di uno sviluppo capitalistico che consentivano una politica socialdemocratica, ora che i problemi che io prima ricordavo sono scoppiati in tutto l'occidente capitalistico, vi sono segni di crisi anche nella socialdemocrazia tedesca e nel laburismo inglese, proprio perché i partiti socialdemocratici si trovano di fronte a realtà per essi finora ignote o da essi ignorate.
Dunque, siete un partito socialista serio...
...nel senso che vogliamo costruire sul serio il socialismo...
Le dispiace, la preoccupa che il PSI lanci segnali verso strati borghesi della società?
No, non mi preoccupa. Ceti medi, borghesia produttiva sono strati importanti del paese e i loro interessi politici ed economici, quando sono legittimi, devono essere adeguatamente difesi e rappresentati. Anche noi lo facciamo. Se questi gruppi sociali trasferiscono una parte dei loro voti verso i partiti laici e verso il PSI, abbandonando la tradizionale tutela democristiana, non c'è che da esserne soddisfatti: ma a una condizione. La condizione è che, con questi nuovi voti, il PSI e i partiti laici dimostrino di saper fare una politica e di attuare un programma che davvero siano di effettivo e profondo mutamento rispetto al passato e rispetto al presente. Se invece si trattasse di un semplice trasferimento di clientele per consolidare, sotto nuove etichette, i vecchi e attuali rapporti tra partiti e Stato, partiti e governo, partiti e società, con i deleteri modi di governare e di amministrare che ne conseguono, allora non vedo di che cosa dovremmo dirci soddisfatti noi e il paese.
Secondo lei, quel mutamento di metodi e di politica c'è o no?
Francamente, no. Lei forse lo vede? La gente se ne accorge? Vada in giro per la Sicilia, ad esempio: vedrà che in gran parte c'è stato un trasferimento di clientele. Non voglio affermare che sempre e dovunque sia così. Ma affermo che socialisti e socialdemocratici non hanno finora dato alcun segno di voler iniziare quella riforma del rapporto tra partiti e istituzioni -che poi non è altro che un corretto ripristino del dettato costituzionale- senza la quale non può cominciare alcun rinnovamento e sanza la quale la questione morale resterà del tutto insoluta.
Lei ha detto varie volte che la questione morale oggi è al centro della questione italiana. Perché?
La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semmplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono profare d'essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche. [...] Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude.
Signor Segretario, in tutto il mondo occidentale si è d'accordo sul fatto che il nemico principale da battere in questo momento sia l'inflazione, e difatti le politiche economiche di tutti i paesi industrializzati puntano a realizzare quell'obiettivo. È anche lei del medesimo parere?
Risponderò nello stesso modo di Mitterand: il principale malanno delle società occidentali è la disoccupazione. I due mali non vanno visti separatamente. L'inflazione è -se vogliamo- l'altro rovescio della medaglia. Bisogna impegnarsi a fondo contro l'una e contro l'altra. Guai a dissociare questa battaglia, guai a pensare, per esempio, che pur di domare l'inflazione si debba pagare il prezzo d'una recessione massiccia e d'una disoccupazione, come già in larga misura sta avvenendo. Ci ritroveremmo tutti in mezzo ad una catastrofe sociale di proporzioni impensabili.
Il PCI, agli inizi del 1977, lanciò la linea dell' "austerità". Non mi pare che il suo appello sia stato accolto con favore dalla classe operaia, dai lavoratori, dagli stessi militanti del partito...
Noi sostenemmo che il consumismo individuale esasperato produce non solo dissipazione di ricchezza e storture produttive, ma anche insoddisfazione, smarrimento, infelicità e che, comunque, la situazione economica dei paesi industializzati -di fronte all'aggravamento del divario, al loro interno, tra zone sviluppate e zone arretrate, e di fronte al risveglio e all'avanzata dei popoli dei paesi ex-coloniali e della loro indipendenza- non consentiva più di assicurare uno sviluppo economico e sociale conservando la "civiltà dei consumi", con tutti i guasti, anche morali, che sono intrinseci ad essa. La diffusione della droga, per esempio, tra i giovani è uno dei segni più gravi di tutto ciò e nessuno se ne dà realmente carico. Ma dicevamo dell'austerità. Fummo i soli a sottolineare la necessità di combattere gli sprechi, accrescere il risparmio, contenere i consumi privati superflui, rallentare la dinamica perversa della spesa pubblica, formare nuove risorse e nuove fonti di lavoro. Dicemmo che anche i lavoratori avrebbero dovuto contribuire per la loro parte a questo sforzo di raddrizzamento dell'economia, ma che l'insieme dei sacrifici doveva essere fatto applicando un principio di rigorosa equità e che avrebbe dovuto avere come obiettivo quello di dare l'avvio ad un diverso tipo di sviluppo e a diversi modi di vita (più parsimoniosi, ma anche più umani). Questo fu il nostro modo di porre il problema dell'austerità e della contemporanea lotta all'inflazione e alla recessione, cioè alla disoccupazione. Precisammo e sviluppammo queste posizioni al nostro XV Congresso del marzo 1979: non fummo ascoltati.
E il costo del lavoro? Le sembra un tema da dimenticare?
Il costo del lavoro va anch'esso affrontato e, nel complesso, contenuto, operando soprattutto sul fronte dell'aumento della produttività. Voglio dirle però con tutta franchezza che quando si chiedono sacrifici al paese e si comincia con il chiederli -come al solito- ai lavoratori, mentre si ha alle spalle una questione come la P2, è assai difficile ricevere ascolto ed essere credibili. Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l'operazione non può riuscire.
«La Repubblica», 28 luglio 1981

POLITICA
23 febbraio 2013
Grilleide 11 : I detti del Grillo
«La cittadinanza a chi nasce in Italia, anche se i genitori non ne dispongono, è priva di senso»
«Negli Usa agli immigrati prendono le impronte digitali ai piedi, alle mani e fanno lo scan della pupilla»
«I controlli della Finanza cercano di instillare l’odio sociale»
«Lega vittima di un processo mediatico»
«Sappiamo tutti che Bossi non ruba. Nessuno ha mai pensato che Bossi rubasse dei soldi»
«Se non si mischiava Bossi era uno statista con due coglioni cosi…»
«Io sono per uscire dall’euro e non pagare il debito, o perlomeno non pagarne una parte. Meglio dichiarare default»
«Facciamo un euro debole noi del sud Europa, tra greci, spagnoli e portoghesi»
«Lo spread è qualcosa di completamente staccato dall’economia. Lo spread è un’allucinazione mentale di speculazione bancaria, perché il nostro debito è in mano per metà a banche straniere che cercano di far alzare il tasso di interesse per guadagnare di più»
«La mafia non ha mai strangolato il proprio cliente, la mafia prende il pizzo al 10%. Qui siamo nella mafia che ha preso un’altra dimensione, strangòla la propria vittima»
«La ‘ndrangheta fatta di ‘ndranghetisti non esiste più perché la vera ‘ndrangheta sono le banche e i politici»
«Equitalia deve essere chiusa domani mattina»
«Stanno comprandosi i voti, stanno comprandoseli le cooperative»
«I sindacati sono roba dell’800, non ne abbiamo più bisogno. Dobbiamo fare come gli Stati Uniti».
«Con il reddito di cittadinanza per tre anni daremo mille euro al mese, per dare tempo al disoccupato di cercare lavoro. Daremo noi le opportunità di lavoro negli uffici di collocamento dove, attraverso la rete, offriremo due o tre lavori»
«Io voglio dire a tutti gli amici musulmani: se proprio volete bombardare o mandare qualche missile ve le diamo noi le coordinate. Le coordinate giuste sono: 41° 54' latitudine Nord, 12° 28' longitudine Est. È una cittadina carina: Roma. Il punto è chirurgico: il Parlamento italiano».
«Mia moglie è iraniana. Ho scoperto che la donna, in Iran, è al centro della famiglia. Le nostre paure nascono da cose che non conosciamo»
«Mio suocero mi ha detto che in Occidente traducevano male i discorsi di Bin Laden»
«Tutto quello che sappiamo di Israele e Palestina è tradotto in lingue
europee e filtrato da un'agenzia internazionale che si chiama Memri. E
dietro Memri c'è un ex agente del Mossad»
«Io anti-fascista? E’ un problema che non mi compete»
«Avete idee condivisibili, alcune più, alcune meno. Ma se un ragazzo di Casa Pound vuole entrare a far parte del Movimento, non vedo problemi oggettivi»
«Chi pensa che io non sia democratico vada fuori dalle p…»
«La televisione è morta»
«Andate ai talk show»
«Evitare la partecipazione ai talk show televisivi»
«Nell'ultima settimana di campagna elettorale torno in tv»
«L’intervista su Sky di stasera non si farà»
«Monti è stato messo lì dalla Merkel per contrastare il Movimento 5 Stelle»
«Noi abbiamo tutto un piano preciso, perché è un piano fatto da migliaia di persone nel mondo… Il nostro piano economico l’ha fatto Stiglitz, che è premio Nobel per l’economia, insieme a persone normali, a professori di economia che sono in rete»
«Ho un camper pieno di cose, formaggi, prosciutti che io cambio quando vado a fare il pieno di gasolio»
«Non mi rovinate la duna»
«Noi proponiamo un mondo, adesso, diverso che saremo un po' più poveri forse per i primi 4 o 5 anni ma un po' più contenti, un po' più felici»

POLITICA
21 maggio 2012
Grilleide 10 : Tutte le bufale scientifiche di Beppe Grillo
Sono 5 i comuni in cui il
Movimento 5 stelle va al ballottaggio per le elezioni
amministrative 2012 (Parma, Garbagnate Milanese, Mira, Comacchio e
Budrio), dopo il boom consumatosi a inizio maggio.
Parma è il nodo cruciale ed è proprio nel capoluogo di provincia emiliano che stasera
Beppe Grillo chiude la campagna elettorale del suo
candidato sindaco. Il comico genovese è considerato la vera novità di
queste amministrative, l'
uomo della Rete alle elezioni: ma lo è davvero? Per questo proponiamo a chi sarà lì di discuterne postando commenti e foto sulla nostra
bacheca Facebook o su Twitter usando
#grilloparma. Al di là del suo orientamento politico, o del suo talento da comico,
Beppe Grillo ha disseminato in tutti questi anni una lista lunghissima di
bufale scientifiche. In alcuni casi innocue, in altre un po’ meno. Ecco perchè abbiamo deciso di stilarne un
elenco.
L’Aids non esiste In uno spettacolo andato in onda nel 1998,
Apocalisse morbida,
Grillo ha definito l’
Aids senza mezzi termini come
“la più grande bufala di questo secolo”, negando che l’
Hiv sia un virus trasmissibile che dannegia il sistema
immunitario favorendo l’insorgenza di patologie che possono portare alla
morte. Per questo la
Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids (
Lila) ha diffuso
una lettera aperta in cui invita Grillo a prendere una nuova posizione su Hiv e Aids.
Screening, esami e diagnosi precoci sono pericolosi Sempre durante la stessa
trasmissione Grillo, citando un lavoro svizzero, in pratica dice che con il
cancro si può convivere e che i test per la
diagnosi precoce sono pericolosi. Eppure, è ormai riconosciuto a livello internazionale il fatto che, oltre alla
prevenzione primaria, il metodo migliore per sopravvivere a un
tumore è smascherarlo tempestivamente per dare alle terapie più chance di successo. Secondo l’ultimo
World Cancer Report
dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc)
dell’Organizzazione mondiale della sanità, il recente declino nella
mortalità per cancro osservato in molti paesi è dovuto in modo significativo alla
diagnosi precoce. Responsabili di questo successo sono non solo i
miglioramenti nell’osservazione (mammografia, risonanza magnetica e
tomografia computerizzata), ma anche un più alto grado di consapevolezza
della malattia e programmi educativi sui tipici sintomi precoci. Il
principale successo finora è stato quello della
diagnosi precoce del
cancro alla cervice per via citologica e di quello al
seno per via mammografica. Una ricerca dello
Iarc ha concluso che in condizioni di trial, la
mammografia può ridurre la
mortalità del cancro al seno del 25-30% e che in programmi di screening a livello nazionale una riduzione del 20% è realistica.
I vaccini sono inutili Secondo il comico, epidemie come la
difterite e la
poliomielite sarbbero scomparse a prescindere dalle
campagne di vaccinazioni.
“E’ un’affermazione falsa - risponde
Giovanni Maga, virologo dell’Istituto di Genetica molecolare del Cnr -
perché gli agenti patogeni non scompaiono nel nulla, solo che non
riescono a trovare un ospite da infettare. Aver vaccinato diverse
popolazioni non significa solo aver offerto una protezione a chi ha
ricevuto la dose del farmaco, ma aver creato un'immunità di gruppo, una
barriera protettiva anche per chi non è stato vaccinato”. I
vaccini, quindi, secondo l’esperto, sono stati e sono ancora oggi l’unico strumento per impedire agli
agenti patogeni di infettare la popolazione.
“Un esempio emblematico - riferisce
Maga -
ci viene dall’Inghilterra, quando nel ‘90 ha sospeso la campagna
vaccinale per il morbillo in quanto si sospettava che il vaccino avesse
qualche collegamento con l’autismo. Ebbene, in quell'anno i casi di
morbillo sono aumentati da circa 100 a oltre 1.400. Per di più non è mai
stata trovata un'associazione tra
vaccino e autismo”. Se questi esempi non bastassero allora andiamo ancora più indietro nel tempo, cioè quando il
vaiolo ha devastato intere popolazioni.
“Grazie ai vaccini - dice
Maga -
il virus sembra essere scomparso dagli anni ‘70”.
Pomodoro geneticamente modificato ha ucciso 60 ragazzi
In uno dei suoi tanti
spettacoli,
Grillo parla di un fantomatico
pomodoro antigelo, geneticamente modificato per resistere al freddo. Il comico racconta di come gli scienziati avrebbero aggiunto il
dna del merluzzo al pomodoro per crearne una specie sempre
dura. Quella che poteva sembrare una simapatica gag inventata
di sana pianta potrebbe aver indotto il pubblico in errore, in
particolare quando lo stesso Grillo ha parlato della presunta morte di
60 ragazzi per
shock anafilattico perché avrebbero mangiato questo pomodoro pur essendo allergici al pesce.
“Una bufala vera e propria”, dice
Roberto De Fez, biotecnologo del Cnr.
“Anzitutto questo pomodoro - continua -
non è mai stato commercializzato e di conseguenza non ci sarebbero
stati problemi sanitari legati a esso. Inoltre, per colpa degli ogm non
sono mai morte 60 persone. Le parole di Grillo dimostrano che c'è sempre
più gente che pericolosamente parla di cose che non conosce”.
Il professor Di Bella cura il cancro da 30 anni
Grillo ha descritto
Luigi Di Bella come un martire che cura da 30 anni il
cancro. In realtà, il
metodo Di Bella, una terapia alternativa per la cura dei tumori, è oggi priva di riscontri scientifici. La
sperimentazione condotta nel 1999 dal
Ministero della Salute sancì la sostanziale
inattività, cioè l'inefficacia terapeutica, del cosiddetto
multitrattamento Di Bella. I risultati furono pubblicati sul
British Medical Journal. Vennero inoltre osservate in via le
curve di sopravvivenza dei pazienti sottoposti allo studio. Dai
risultati è emerso che quei pazienti non avevano avuto alcun beneficio
né terapeutico né in termini di allungamento della sopravvivenza.
Il Nobel rubato da Rita Levi Montalcini Grillo, riferendosi alla scienziata con appellativi tutt’altro che rispettosi
(
“è una puttana”), ha insinuato che
Rita Levi Montalcini avesse ottenuto il
Nobel grazie a una ditta farmaceutica che le avrebbe
materialmente comprato il premio. L’identificazione del fattore di
accrescimento della fibra nervosa o
NGF è riconosciuta a livello internazionale come una scoperta rivoluzionaria, su cui ancora si basano numerosissimi studi. Il
Nobel assegnato alla senatrice italiana sarebbe quindi tutt’altro che immeritato.
Biowashball, la palla che cancella le macchie
“Io l’ho provata. La mia famiglia usa Biowashball da due mesi e anche
le famiglie di alcuni miei amici. Per noi funziona. Prima di dare un
giudizio vi consiglio di usarla, magari in prestito da un conoscente. In
Rete ci sono centinaia di testimonianze di utenti italiani
soddisfatti”. E’ con queste
parole che
Grillo ha decantato le straordinarie proprietà di questa palla
per lavare il bucato. Proprietà, queste, smentite da numerosi studi,
secondo cui la
Biowashball non solo lava come farebbe l’acqua semplice ma potrebbe addirittura provocare un accumulo di muffe e batteri nella lavatrice.
Quest’elenco non vuole essere un giudizio politico su
Beppe Grillo, ma un’opportunità di ripristinare la
correttezza scientifica di alcune affermazioni. Su una cosa Grillo e la comunità scientifica concordano:
“non credete a tutto quello che vi viene detto, ma informatevi!”.
Valentina Arcovio per wired.it
articolo originale

L'immagine è tratta dal ben noto post di BG
intitolato
Cervello à la coque

POLITICA
9 maggio 2012
Grilleide 9 : Caro Padellaro, mi spieghi cosa sta succedendo al FQ ?
Caro Padellaro,
ma tu lo sai che i blog del FQ sono spudoratamente gestiti
per favorire i sostenitori del signor
Beppe Grillo ? Ai sostenitori del M5S
viene permesso di scrivere le peggiori vaccate e paginate di farneticazioni
senza senso mentre tutti coloro che storcono il naso rischiano di essere
censurati e/o bannati.
Il seguente commento, rivolto al Direttore della testata
online, signor Peter Gomez, è stato
pubblicato una prima volta dopo il passaggio in moderazione, ne ho voluto
modificare la formattazione per renderlo
più leggibile ed è tornato in moderazione, è stato ripubblicato ma dopo pochi
minuti è stato tolto di mezzo definitivamente.
Caro Gomez,
per il FQ la vera sfida comincia adesso perché sarà dura fare da megafono al
signor Beppe Grillo e al suo esercito di invasati ( ex forza italioti ed ex
legaioli compresi ). Ma non è la linea editoriale del FQ che vorrei mettere in
discussione con questo mio commento, quello che vorrei mettere in discussione è
la gestione dei blog, ormai troppo condizionata dalle scelte della moderazione.
E' giusto e ragionevole censurare i commenti che contengono insulti, offese o
turpiloquio ma quando si cominciano a censurare i commenti in base al loro
contenuto "politico" [tre (3) miei commenti , del tutto innocenti e assolutamente veritieri nel
contenuto, sono stati censurati sul
thread dedicato alle dichiarazioni di Napolitano ] allora la faccenda cambia,
allora vuol dire che il FQ non è diverso da "Il Giornale" o da "Libero"
, vuol dire che si vuole condizionare la discussione e sorge il dubbio che
anche l’informazione sia pilotata ad arte.
Il commento di un utente che si è dichiarato d’accordo con
me è stato cancellato ed un successivo commento dello stesso utente è stato
cancellato di nuovo.
Una mia replica, rivolta a tale viviana v. , una grillina
che sul blog del signor Beppe Grillo è in grado di bannare gli utenti sgraditi
e che imperversa sui blog del FQ, non è stato pubblicata.
Ma che vi è preso ?
Siete impazziti ? Volete mettere il bavaglio a chi critica il signor
Beppe Grillo ?
Cordialità (per ora)
P.S. Mi sono limitato
ai fatti di cui ho conoscenza diretta e personale, per una testimonianza più completa sui magheggi in atto sui blog del FQ puoi leggere
quello che scrive un certo Detestor

Quarto potere

POLITICA
28 aprile 2012
Grilleide 7 : Perché Grillo somiglia tanto a Berlusconi
Fra le notizie quasi sempre mirabolanti della politica, quella che
mi ha sorpreso meno è la nascita del partito dei grillini. Ricordo il
giorno ín cui Beppe Grillo ha giurato in piazza, davanti a centomila
fedeli del vaffa, che mai il movimento si sarebbe candidato alle
politiche. «Non saremo mai un partito, noi vogliamo distruggerli i
partiti». Mi sono voltato e ho detto agli amici: «Accidenti, Beppe farà
un partito per le prossime elezioni». Da anni con Grillo mi regolo
così, come con Berlusconi. Quando sfasciava i computer sul palco ho
capito che stava per diventare una star di internet. Grillo, va detto, è
assai più spiritoso di Berlusconi, mediocre barzellettiere. Per il
resto, i meccanismi dei due si assomigliano molto. Entrambi godono del
seguito di masse di fedeli entusiasti e inaccessibili a ogni argomento
ra zionale, felici di credere a uno che racconta baggianate. Li fa
sentire meglio. Sono gli psicofarmaci della politica. Per entrambi il
principio di non contraddizione non funziona. Sono del resto gli unici
due leader al mondo, dittatori a parte, a comparire da anni sui media
senza contraddittorio.
Identico risulta anche il segreto della
popolarità: offrono soluzioni semplici a problemi complessi. In caso di
difficoltà, si ricorre al solito complotto. Per anni Beppe Grillo è
stato il testimoniai dell'economia a idrogeno. L'auto a idrogeno,
diceva, è già pronta, ma un complotto ne impedisce la messa in
produzione. Era vero il contrario. Petrolieri e case automobilistiche
sono state per vent'anni i principali sponsor della bufala chiamata
idrogeno, utile a perpetuare la politica di spreco del petrolio. Che
senso aveva infatti preoccuparsi di consumare meno, se presto ci
sarebbe stato l'idrogeno, pulito e a costo zero? Poi la bufala si è
rivelata tale.
Poi aveva scoperto le virtù di una pallina
colorata, la Biowashball, che «lava meglio dei detersivi inquinanti».
In effetti, la Biowashball non serve a nulla, se non ad arricchire i
produttori. È un placebo del bucato. Ma chi se ne frega? Ti rispondono i
grillini., Beppe è un eroe. Anche quando il paladino di internet si è
opposto alla pubblicazione in rete delle dichiarazioni dei redditi,
decisa da Prodi. Ma la critica a Grillo, come a Berlusconi, è inutile.
Tutta invidia, replicano i fan. Nella prossima campagna elettorale
sarà una gara fra lui e Silvio a chi promette di sconfiggere prima il
cancro. Entrambi avevano a suo tempo esaltato la miracolosa cura del
dottor Di Bella.
Curzio Maltese, da Venerdì di Repubblica, 13 agosto 2010

POLITICA
28 aprile 2012
Grilleide 6 : Il “golpe” della Casaleggio e di Beppe Grillo sul MoVimento
Come può parlare di democrazia chi nomina senza nessuna
condivisione quattro “responsabili” non meglio definiti? La base
grillina è già in rivolta
Democrazia: parlarne, praticarla, combattere per essa.
O, a scelta, riempircisi la bocca per poi fare tutt’altro: succede anche
questo; e succede anche da parte di qualcuno che, proprio, non te
l’aspetteresti, vista la mole di parole che scrive e dice appunto sulla
democrazia. E’ lui,
Beppe Grillo. Lo conosciamo: una
figura indubbiamente controversa dello scenario politico italiano;
partito come autore e attore comico di successo, si è letteralmente
buttato in politica, e tutti ricordiamo i toni e le modalità della sua
discesa in campo. Toni antipolitici, li definisce il giornalismo
nostrano: toni anticasta, contro la politica, ovvero, contro tutti i
politici, indistintamente. Sono tutti da buttare, secondo Beppe Grillo,
tutti: sono residuati bellici, gente vecchia che parla di concetti
vecchi, che propaganda tecnologie “morte e sepolte” come il nucleare,
che vive una politica putrefatta. Insomma: da uno che organizza i
“Vaffanculo Day” contro la politica italiana, non ci si può aspettare
clemenza contro nessuno. Né lui ne mostra; ed è suo preciso interesse
presentarsi come radicalmente alternativo rispetto alla classe politica
di questo paese.
PREMIATA DITTA CASALEGGIO & GRILLO – Di cosa stiamo
parlando? Di una storia potenzialmente esplosiva, che ormai, sulla rete
grillina, è di dominio pubblico. Beppe Grillo è un uomo capace di
radunare consenso
intorno a sé, e questo consenso lui lo raduna – e, giustamente, se lo
rivendica – dove altri sono arrivati solo dopo: appunto sulla rete, su
Internet. Quando la politica moriva nelle sezioni, Beppe Grillo animava i
Meetup, invenzione americana importata in Italia e propagandata nei
suoi spettacoli, e che hanno iniziato a crescere esponenzialmente.
Chiunque, con impegno anche minimo, poteva essere parte di questo
progetto politico innovativo, diffuso, sul territorio. Orizzontale, di
base, animato e gestito dagli stessi cittadini, oltre i partiti, oltre
tutto, oltre oltre oltre: insomma, questi concetti qui. Beppe Grillo è
quello che per primo ha iniziato a dire che quei signori incravattati
che siedono in Parlamento non sono nostri rappresentanti ma nostri
dipendenti, nel senso del rapporto lavorativo visto che percepiscono
denaro pubblico, e che come dipendenti in un’azienda debbono essere
trattati e valutati: col pugno, appunto, del padrone, che li tiene sotto
controllo, li bracca, gli sta alle costole. Sua l’idea di far entrare
nelle riunioni pubbliche degli organismi elettivi – consigli comunali,
provinciali – i suoi ragazzi con la telecamera a documentare tutto e a
riportare sul web, perchè, appunto, tutto dev’essere trasparente e
controllato in maniera diffusa. La democrazia ai tempi della rete, e
Beppe Grillo ne è cantore. Ma tutto questo, e l’abbiamo raccontato più
volte, Beppe Grillo non lo fa da solo: il suo notissimo blog, tutte le
sue produzioni editoriali, le menti politiche dietro il “progetto” Beppe
Grillo e, a cascata, il Movimento 5 Stelle, sono i fratelli Casaleggio,
Davide e Gianroberto, proprietari dell’omonima ditta Casaleggio &
Associati, che produce tutto il materiale per Grillo, dal sito internet
ai Dvd che distribuisce, nonché le risorse a cui lui si appoggia, come
la mappa della borsa italiana; consulenti globali per le nuove
tecnologie, sono, e un po’ giocano ad essere, l’intelligenza grigia del
movimento grillino. Vedremo fra un attimo che tali sono in effetti
considerati.
di Tommaso Caldarelli, per Il Giornalettismo del 16/062011, articolo completo