Parafrasando Karl von Clausewitz si potrebbe dire che la politica è la continuazione della guerra con altri mezzi : quella che ci aspetta nei prossimi mesi sarà in effetti una guerra, non c'è un modo diverso per concepire la lotta politica che dobbiamo intraprendere perché la posta in gioco è veramente alta, non ci saranno prigionieri : chiunque vinca darà all'avversario un colpo che in senso politico potrebbe essere fatale perché da una parte si tratterà di mettere la parola fine alla parabola politica di B. ma dall'altra, in caso di una nostra sconfitta, non solo andremmo verso una deriva autoritaria e ci troveremmo B. sul Colle per 7 lunghissimi anni ma il PD perderebbe quel poco di peso politico che ancora potrebbe avere. Non si può sbagliare, ogni mossa deve essere calcolata al millesimo, qualunque iniziativa dovrà essere calibrata per aver il massimo dell'efficacia, ogni tiro dovrà andare a segno, sprecare tempo ed energie è un lusso che non ci possiamo più permettere, l'appuntamento con la storia è adesso.
Da dove conviene cominciare ? In che direzione andare ? Dove ci attestiamo in attesa della battaglia ?
Il primo elemento da prendere in considerazione prima di una battaglia non è la forza dell'avversario, che in definitiva è sempre un fattore imprevedibile, ma è la nostra debolezza, dobbiamo fare uno sforzo per comprendere e correggere gli errori fatti nel passato per non ripeterli più, far tesoro dell'esperienze negative è vitale, capire qual'è il fianco esposto è essenziale.
Il primo grande errore, ed è un errore storico che ci trasciniamo dietro ormai da decenni, è stato quello di ritenere che il nostro compito principale fosse quello di difendere la democrazia; questa parola è legata a un concetto pesante e pervasivo ma i concetti sono difficili da manovrare perché vanno poi messi a confronto con la realtà e la realtà è che per 60 anni in questo paese ci siamo riempiti la bocca con la parola democrazia ma ci siamo ritrovati sul groppone 40 anni di DC e quasi 20 di Berlusconi, abbiamo avuto Piazza Fontana e le stragi del '92-'93, il paese è ormai in mano alla malavita e alla rete delle clientele, la verità è che l'Italia NON è mai stata una vera democrazia, abbiamo ritenuto di dover difendere un fantasma e ora ci ritroviamo con un pugno di mosche in mano, il nostro compito adesso NON è salvare una democrazia che non c'è mai stata ma è quello di uscire dal pantano e dalla melma per stabilire una volta per tutte una VERA democrazia.
Il secondo grande errore è stato quello di non aver compreso fin da subito la natura del capolavoro illusionistico di B. che in un colpo solo è riuscito a rimpiazzare lo spazio vuoto lasciato dal CAF, ha preso in mano l'eredità di Bettino e della P2 e ha avuto la capacità di imporre un linguaggio nuovo e di presentarsi addirittura come un innovatore e un riformatore relegando abilmente la sinistra nel ruolo ingrato di difensore dello status quo. Si è sostenuto che «l’antiberlusconismo non giova al centrosinistra» e così si è perduta la bussola, il saccheggio sistematico della res publica, l'azzeramento dell'etica, l'apoteosi dell'illegalità sono diventati la regola.
Il terzo grande errore, il più madornale di tutti, è stato quello di aver pensato di poter sopravvivere a tutto questo senza un'identità, senza un progetto politico chiaro, senza parole d'ordine semplici e comprensibili, senza un legame con la vita quotidiana dei cittadini, senza un confronto costante con i loro problemi.
E questo terzo grande errore ci sta portando sull'orlo del pericolo più grave che non è quello di perdere le prossime elezioni oppure quello di far terminare a B. la legislatura ma è quello ben più temibile di perdere peso politico, di precipitare in uno scenario nel quale una grande forza popolare viene relegata ai margini della vita politica perché incapace di inserirsi nelle dinamiche che contano.
E' il grande rischio che stiamo cominciando a correre proprio in questi giorni in una situazione nella quale non solo non c'è identità, non solo non c'è progetto politico ma di fatto non c'è nemmeno un'iniziativa politica efficace, c'è solo un maldestro tentativo di trovare accordi imprecisati senza indicare una linea di condotta coerente e lineare.
Purtroppo l'andamento attuale del PD è la prosecuzione di 20 anni di inciucismo : accennare come ha fatto Bersani al nome di Tremonti dopo che 10 giorni prima lo stesso Tremonti aveva già rifiutato l'offerta di D'Alema, significa dare un segno di debolezza politica grave che ci costerà moltissimi voti e moltissimi voti ci costerà anche il proposito di dare legittimità politica a due voltagabbana come Casini e Rutelli quando ancora nessuno al mondo, alla stato attuale dei fatti, è in grado di valutarne appieno il peso politico ed elettorale. Il discorso delle alleanze vale se il direttore dell'orchestra è il PD, altrimenti correre dietro alle sottane di questo o di quello sarà un'esercizio fisico che ci porterà solo danni. Analogamente è un segno di grave debolezza politica il fatto che i dirigenti del PD non siano sintonizzati sulla stessa lunghezza d'onda, ognuno parla per conto suo, questo modo di procedere non è segno di vitalità, è segno di una divisione profonda
Ma come si è detto il rischio più serio per il PD non nasce dall'inciucismo o da una forma qualsiasi di governo di transizione o da un accordo di qualche tipo con questo o con quello ma nasce se B. riuscisse in qualche modo a resistere o se riuscisse ad accomodare le cose a modo suo, il PD ne uscirebbe estremamente indebolito visto che tira a campare alla giornata senza avere un progetto politico per questo paese : il pallino lo ha ancora in mano Berlusconi ed il PD non ha ALCUNA idea su come proseguire la battaglia politica nel caso che Berlusconi riuscisse a mantenere in vita il governo e a far proseguire la legislatura, se passasse l'ipotesi Casini-Pisanu ( "un governo di solidarietà nazionale guidato da Silvio Berlusconi" ) ovvero se Berlusconi fosse così furbo da stilare una tregua con Fini, promettere sottobanco a Bossi il Nord e attirare nella sua orbita Casini e Rutelli, il PD resterebbe stecchito a terra, senza fiato, anzi non è da escludere che qualcuno del PD potrebbe a quel punto farsi davvero attirare dalla sirena terzopolista. Se poi si andasse alle elezioni alle condizioni attuali, senza un programma, senza un'identità, con la sinistra divisa, senza chiarezza sulle alleanze, la sconfitta sarebbe certa. Non cogliere la necessità di muoversi contemporaneamente e in modo coerente sul piano dell'iniziativa politica immediata e sul piano di un progetto politico complessivo potrebbe essere l'anticamera di un declino rapido e senza ritorno.
Possiamo cominciare da qui, dall'ammettere gli errori del passato più o meno recente, dall'ammettere tutti i limiti di un modo irresponsabile e irragionevole di fare politica : se solo comprendissimo fino in fondo che è necessario costruire ex novo una vera democrazia, che è necessario diventare una volta per tutte una forza politica innovatrice e riformista , che è necessario rivoltare questo paese da cima a fondo, che è necessario muoversi secondo linee di lunga durata con un progetto politico ambizioso nei suoi intenti ma semplice nella sua formulazione, che è necessario mettere in moto una vera e propria rivoluzione culturale per un paese che ha troppe sacche di arretratezza e di inciviltà, ecco, se comprendessimo la necessità di tutto questo saremmo già un bel passo in avanti rispetto alle incertezze del momento attuale.
Sappiamo di dover costruire un'identità , perché è questo il vero compito che ci attende, e allora dobbiamo metterci in cammino, è tempo di decidere in che direzione andare. Ma siamo senza strumenti, la bussola è perduta da tempo, le coordinate le abbiamo dimenticate, che fare ? Quando è il momento delle scelte importanti, quelle decisive, non ci affida mai alla logica, non c'è mai il tempo per razionalizzare tutta una situazione, di metabolizzare tutti gli eventi in corso, tempus fugit, ci si affida a un principio regolatore che domina e amministra i nostri ragionamenti e questo principio si chiama senso della giustizia : il dispositivo vero/falso rimane sullo sfondo e avanza in primo piano il dispositivo giusto/sbagliato, è questo il dispositivo che regola il nostro agire quando le scelte diventano urgenti, quando le situazioni diventano critiche e il senso della giustizia ci indica la direzione che dobbiamo seguire perché immediatamente ci mette di fronte al vero nodo che dobbiamo sciogliere per iniziare il nostro cammino nella giusta direzione : il nodo è la questione morale.
Il paese versa in una decadenza morale e culturale spaventosa che potrebbe essere irreversibile, la malavita e il malaffare occupano ormai tutti gli spazi disponibili, la politica si alimenta sulle clientele e sulla corruzione, un malessere oscuro e subdolo condiziona la società civile e le relazioni sociali, non c'è che una strada per venirne fuori : mettere al centro di tutti i nostri ragionamenti una rinnovata questione morale, questa d'ora in poi dovrà essere la stella polare che ci permetterà di tracciare delle nuove coordinate e trovare la direzione giusta, non solo, una rinnovata questione morale sarà il diaframma che ci permetterà il respiro lungo, sarà la lente che ci farà vedere l'orizzonte largo, sarà la valvola che darà il ritmo giusto alla nostra iniziativa politica.
La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello Stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono provare d'essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche. [...] Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi, rischia di soffocare in una palude.
Eravamo nel 1981, sono parole di Enrico Berlinguer, sono passati quasi trent'anni e adesso siamo in mezzo alla palude, non c'è che una strada per venirne fuori : mettere al centro di tutti i nostri ragionamenti una rinnovata questione morale per uscire dalla palude e per avere un codice sorgente dal quale far irradiare quelle idee, quei programmi, quelle parole d'ordine che determinano un'identità. E' a partire da una rinnovata questione morale che potremmo mettere in piedi i pilastri di quel moderno partito progressista e riformatore che il PD deve diventare perché la questione morale non riguarda solo la sfera della politica, c'è una questione morale che riguarda anche la sfera delle condizioni sociali ed individuali, perché è immorale l'ingiustizia, è immorale la miseria, è immorale la restrizione delle libertà individuali e quindi una rinnovata questione morale ci impone di promuovere la legalità come principio d'ordine delle regole condivise, la giustizia sociale come regolatrice del benessere diffuso, la difesa dei diritti individuali come colonna portante della libertà di pensiero, il diritto alla felicità e la difesa dei ceti deboli come cartine di tornasole di una società civile armoniosa ed equilibrata. Questo è il cemento con il quale costruire una nuova casa e una vera democrazia. Senza identità ogni iniziativa politica è solo tatticismo, senza identità il vero rischio non è la sconfitta elettorale ma la perdita di peso politico, per questo motivo è essenziale plasmare un'identità sulla base di una nuova questione morale perché essa è una base solidissima per costruire la nuova casa e la vera democrazia di cui abbiamo bisogno.
Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata.
Sono ancora parole di Enrico Berlinguer e sono ancora vive.
Ma adesso abbiamo bisogno di un progetto , senza un progetto la casa non si può costruire, senza un piano di battaglia la battaglia non può avere successo e il piano di battaglia deve articolarsi in relazione a quelle che sono le varie fasi di un conflitto, a quelli che sono i livelli dello scontro politico e quindi dobbiamo decidere :
1. come contrastare il governo del malaffare
2. cosa fare se il governo dovesse cascare o se B. decidesse di dimettersi per giocarsi la carta delle elezioni anticipate
3. come preparare le elezioni e come gestire le possibili alleanze
4. come agire se invece il governo del malaffare dovesse resistere e continuare la sua opera demolitrice
Dobbiamo trovare un elemento che più di altri sia in grado di funzionare da chiave di volta di ogni azione e questo elemento è la questione della legalità.
Se la questione morale è il codice sorgente di ogni ragionamento politico in questa fase della storia italiana, la questione della legalità è quella parte del programma che disegna l'architettura della casa che dobbiamo costruire, è il dispositivo che predispone la linea di comando per la battaglia politica. La questione della legalità deve diventare lo snodo di ogni iniziativa politica, perché è sulla questione della legalità che si deve cementare l'attacco a B. e alla cricca che lo sorregge, è sulla questione della legalità che si solidifica un progetto politico serio e condivisibile, è sulla questione della legalità che emergono le parole d'ordine che chiamano a raccolta gli onesti contro i disonesti, è sulla la questione della legalità che si concretizza il discorso delle alleanze tra chi vuole un'Italia migliore. Questo è un passaggio inevitabile perché la malavita organizzata è la prima industria del paese e a ruota seguono l'evasione fiscale, la corruzione e la rete delle clientele e degli interessi illegali, il paese è letteralmente marcio e se non mettiamo in campo il rispetto della legalità anche le mele buone finiranno per marcire con quelle cattive, se non affrontiamo di petto la questione della legalità anche il dopo-Berlusconi continuerà ad essere problematico e non sarà possibile definire il profilo di una società libera da impicci e da pericolosi condizionamenti.
Mettere al centro dell'iniziativa politica la questione della legalità ha conseguenze importanti perché obbliga a prendere posizione, obbliga ciascun cittadino a decidere da che parte stare e politicamente vuol dire che da ora in poi si dovrà dire che il governo B. è fuorilegge perché B. è un fuorilegge, perché il governo supporta la cricca, perché il governo protegge i corrotti e soprattutto vuol dire che il governo è fuorilegge perché nel favorire il malaffare a danno dei cittadini onesti ha tradito anche il mandato dei SUOI elettori e anche la Lega dovrà spiegare ai SUOI elettori perché appoggia il mafioso di Arcore e perché appoggia il governo dei ladroni e anche Fini dovrà uscire dalle ambiguità delle sue posizioni.
Sotto questo profilo è imperativo chiedere le dimissioni del governo B. per manifesta incapacità e collusione con il malaffare, questa è una prima richiesta da mettere all'ordine del giorno, questa deve essere una presa di posizione inequivocabile.
Questa richiesta e la battaglia politica che ne consegue devono creare una spartiacque e separare chi vorrà continuare a sostenere B. da chi invece vorrà defilarsi per cambiare gli equilibri.
Questo è un punto molto importante perché è qui che comincia a decidersi la questione delle alleanze e la questione della mossa tattica adequata per "addomesticare" il quadro politico.
E' giusto essere pragmatici ma esserlo troppo è controproducente : confondere il problema delle alleanze con la propensione al compromesso ad ogni costo è letale, vuol dire PERDERE VOTI e PERDERE PESO POLITICO in un colpo solo, è come andare alle elezioni DIVISI e SENZA ESSERE PRONTI, non c'è differenza. Il compromesso può essere utile, non bisogna essere prevenuti, ma è necessario avere ben chiaro su quali basi andare al compromesso, perché, in vista di cosa, a quale scopo, il compromesso ad ogni costo è un errore, sono cose già viste, già fatte, è stata una rovina, sempre.
Il punto è : come gestire la questione delle alleanze ? Bisogna trovare la soluzione con le "vere forze in campo" ? Ma quali sono le "vere forze in campo" ? Quanto valgono ? Come sono disposte ? Quanto vale il PDL senza i finiani ? Quanto vale Fini da solo ? Quanto varrebbe se si mettesse contro B. ? Quanto varrebbe se fosse travolto dal caso Tulliani ? Quanto varrebbe se fosse costretto ad allearsi di nuovo con B. ? Quanto varrebbe se fosse costretto ad allearsi con Casini e Rutelli ? Quanto vale Casini ? E Rutelli ? Ha senso dare legittimità e credibilità politica a due voltagabbana come Casini e Rutelli ? E Fini ? Come lo inquadriamo ? Si dirige verso il centro ? Le sue vere intenzioni non sono quelle, ma se fosse costretto ad andare verso il centro ? Quanto vale il PDL se nessuno l'attacca ? Quanto vale il PDL se qualcuno comincia a dargli delle testate in bocca ? Quanto potrebbe valere la Lega al Nord se qualcuno si mettesse nel mezzo, se qualcuno la contrastasse seriamente ? Non si sa...qualcuno invece di contrastare la Lega pensa che con la Lega ci possa essere un dialogo, magari uno scambio di favori, tu mi aiuti a tirare giù B. e io ti mollo il Nord, l'idea di un governo di transizione con Tremonti premier si fonda sull'assunto che l'asse Bossi-Berlusconi si possa spaccare, che si possano arginare le velleità centriste degli ex-Margherita e che si possa instaurare de facto un'alleanza con i centristi ma è una proposta completamente sballata perché andare verso il centro senza un progetto politico serio significa spaccarsi a sinistra, perché il centro non ha ancora dato segnali inequivocabili sul fatto di voler mandare a casa B., perché la politica degli inciuci è fallimentare e pericolosa a prescindere, perché la Lega agisce al fuori del raggio dei nostri valori, la Lega è a tutti gli effetti un avversario politico che va contrastato e isolato. La verità è che adesso non ci sono "vere forze in campo" , il campo di battaglia ha confini incerti, il fronte è frastagliato, gli eserciti si stanno formando, le alleanze sono difficili perché tutti giocano a carte coperte e quindi è sbagliato fare politica sulla base di proiezioni e calcoli tuttosommato aleatori e senza considerare l'incognita astensionismo, i sondaggi sono la fotografia di un determinato momento, basta poco per spostare gli equilibri, dopo un mese le cose possono essere diverse, Berlusconi ha vinto le elezioni in 2 mesi, è una lezione da non dimenticare, ha trovato un varco e si conquistato la sua fetta di torta, anche adesso c'è un varco, grosso come una casa ed è il varco della legalità, della questione morale, della lotta alla corruzione e agli sprechi, B. è debole, la Lega non ha ancora nulla in mano, ora è il momento di attaccare !
Si attacca imponendo l'agenda politica, chiedendo anzitutto le dimissioni del governo B. e suggerendo, nel caso che il governo dovesse cadere per implosione o sua sponte nel caso B. decidesse di forzare la situazione, l'ipotesi di governo tecnico in grado di traghettare il paese verso le elezioni.
Il PD non deve dare l'impressione di temere le elezioni, l'idea di un governo di transizione non deve essere messa in campo con l'idea di rimandare la resa dei conti, NOI TUTTI VOGLIAMO LA RESA DEI CONTI, ma deve essere intesa come una mossa di responsabilità, una soluzione temporanea nell'interesse generale, il paese non può essere lasciato allo scoperto, il rischio-Grecia è dietro l'angolo, basta un'ondata speculativa per metterci a terra, i mercati devono essere tranquillizzati, forse in autunno sarà necessaria una manovra correttiva, il governo del malaffare non è in grado di gestire nemmeno l'ordinaria amministrazione, è necessario un governo tecnico per salvaguardare l'interesse generale e poi si va alle elezioni nella primvera del 2011.
Se il governo B. dovesse cadere o fosse dimissionario, Il Pd dovrebbe suggerire l'idea di un governo tecnico "neutro", senza colore politico, senza politici ma appoggiato esternamente dalle forze politiche e da quei singoli parlamentari che potrebbero ritenere interessante un'operazione del genere, la sua funzione dovrebbe essere quella di arginare eventuali attacchi speculativi dei mercati contro l'Italia e di predisporre quegli interventi di natura economica che potrebbero avere carattere di urgenza. Napolitano sarebbe in grado di gestire una soluzione temporanea del genere.
Qual'è la chiave tattica di una mossa del genere ? La chiave tattica è che una proposta del genere potrebbe impensierire B. perché non la potrebbe contrastare con le solite frasi fatte e costringerebbe tutti a venire allo scoperto, Casini non potrebbe più rimanere nel limbo del suo ambiguo "governo delle larghe intese" e anche Fini non potrebbe più sostenere a lungo il suo tira e molla con B. e Rutelli dovrebbe decidere da che parte stare ammesso e non concesso che questa decisione sia nelle sue possibilità mentali. Non solo, un governo tecnico del genere potrebbe attirare la curiosità e quindi i voti di tutti quei parlamentari che non gradiscono una fine prematura della legislatura e che vogliono guadagnare tempo per attestarsi su nuove posizioni, i tradimenti e gli abbandoni potrebbero essere numerosi, il fronte avverso potrebbe subire molte defezioni da parte di tutti quei parlamentari che non si sentono più tutelati dalle deriva berlusconiana in salsa leghista, basta leggere l'intervista a Pisanu per capire che da quelle parti le acque sono agitate, che le elezioni sono temute poprio sul fronte avverso perché tutti sono consapevoli che se si va alla resa dei conti e se B. dovesse cadere , dopo potrebbero non esserci prigionieri.
In parole povere : dare legittimità e dignità politica alle forze centriste PRIMA di verificare il loro peso politico ed elettorale reale è un errore, ritenere che il Terzo polo si fondi sull'asse Fini-Casini-Rutelli potrebbe essere frutto di una valutazione sbagliata perché Fini non ha interesse ad andare verso il centro, se lo fa lo fa in base ad una considerazione tattica del momento, Fini vuole costruire una destra liberale moderna e il suo obbiettivo principale rimane quello di mangiarsi il PDL dal di fuori visto che non se lo può più mangiare dal di dentro, il nostro interesse non è quello di allearsi con Fini ma è quello di offrirgli lo spazio politico necessario al consolidamento del suo progetto, visto e considerato che quel progetto politico è CONTRO la Lega e quindi avrà come suo sviluppo naturale l'isolamento politico della Lega.
Il nostro interesse non è quello di favorire la nascita di un fantomatico Terzo Polo centrista che potrebbe pericolosamente diventare il punto di snodo di futuri equilibri politici a nostro danno ma è quello di favorire l'emersione di una destra moderna e liberale a danno di un polo centrista dal volto trasformista e contestualmente determinare il profilo di una sinistra progressista e riformista, una destra moderna e liberale e una sinistra moderna e progressista sono i due capi di uno stesso filo, il filo che ci permetterà di arrivare ad una VERA democrazia.
Avevamo posto come urgente la necessità di muoversi contemporaneamente e in modo coerente sul piano dell'iniziativa politica immediata e sul piano di un progetto politico complessivo, perché questa necessità è davvero così urgente ? Perché il quadro politico è in movimento ma il terremoto ancora non si è verificato, quelle che vediamo per il momento sono solo scosse di assestamento, B. potrebbe resistere, fare una mossa a sorpresa, giocare un jolly, è capace di tutto e quindi bisogna stare con gli occhi aperti e per stare con gli occhi aperti ci vuole un programma politico che vada oltre le scaramucce del momento e che sia già in grado di funzionare da testa di ponte qualora si andasse alle elezioni anticipate.
Non basta proporsi come il partito che chiede le dimissioni del governo B. per manifesta incapacità, non basta proporsi anche come il partito che suggerisce una soluzione di responsabilità nel caso che il governo B. dovesse effettivamente cadere, il PD deve proporsi soprattutto come asse centrale di ogni forma di opposizione al governo B. e come il partito in grado di prendere in mano le redini di un paese in condizioni disastrate. Il PD deve parlare al paese e dire chiaro e tondo che la questione morale non riguarda solo il problema della legalità e quindi il rispetto delle regole del vivere civile ma investe in modo perentorio anche la questione della giustizia sociale e della distribuzione irrazionale della ricchezza e la questione del lavoro e della disoccupazione giovanile.
Bersani il 13 marzo in Piazza del Popolo aveva detto "Noi combatteremo questo governo, ma non avremo Berlusconi negli occhi, negli occhi avremo l'Italia di domani. E la costruiremo con poche parole: lavoro, onestà, serietà, regole, civismo" .
Bene, alle belle parole bisogna far seguire delle buone proposte e alle buone proposte bisogna far seguire i fatti, bastano 5 proposte di buon senso per un programma elettorale chiaro, per determinare delle convergenze politiche significative, per stringere alleanze tatticamente importanti, per lanciare una campagna elettorale efficace, per parlare al paese in modo chiaro e comprensibile, per lanciare una sfida vincente a B. e alla cricca che lo sostiene.
E' necessario mettere sul piatto un piano programmatico credibile, ambizioso ma semplice nello stesso tempo, realistico, puntando sui VERI problemi dell'Italia, sulle cose che tutti sentono come prioritarie, bastano poche cose chiare ma su di esse il PD deve chiamare a raccolta gli onesti e stringere un'alleanza con quelle forze che VERAMENTE vogliono chiudere la parentesi della vergogna :
1. in tema di legalità è necessario proporre una severa legge anticorruzione
2. in tema di questione morale è decisivo prendere un impegno serio per l'abbattimento dei costi della politica
3. in tema di giustizia sociale, è necessario affrontare con coraggio il tema del fisco proponendo una razionalizzazione delle aliquote, una riduzione graduale delle stesse contestualmente ad un inasprimento delle sanzioni per elusione ed evasione.
4. ancora in tema di giustizia sociale, è necessario difendere i redditi dei lavoratori, dei pensionati e delle famiglie in difficoltà attraverso semplici agevolazioni fiscali e contestualmente è necessario chiedere a chi gode di redditi significativi un contributo per ripristinare condizioni ragionevoli di equità sociale.
5. in tema di lavoro, è necessario agevolare le assunzioni sostenendo adeguatamente le imprese virtuose ed è necessario creare un Fondo Speciale per sostenere i giovani disoccupati.
Se il piano di battaglia è ben preparato, ci sono delle ottime possibilità per battere B. ma è fondamentale attenersi a delle regole di ingaggio ben precise :
1. attaccare B. e la sua cricca a testa bassa, su tutti i fronti, soprattutto sul fronte della Giustizia chiedendo subito le dimissioni di Dell'Utri da parlamentare
2. attaccare la Lega su tutti i suoi fronti deboli ( scandali, incapacità a gestire la cosa pubblica, razzismo ecc. ecc. )
3. insistere come un disco rotto su tutti i punti del programma proponendosi sempre come una forza politica che vuole cambiare le cose, che vuole innovare, che può risolvere i problemi
4. creare una squadra-scelta con gli elementi migliori del centro-sinistra
5. in previsione delle prossime elezioni, scegliere un personaggio rappresentativo, un outsider, uno che sia in grado di calamitare l'interesse e la fiducia di tutti gli italiani che vogliono un'Italia fuori dal tunnel
Nel mettere in campo un progetto politico dal profilo essenziale ma realistico si determina la questione delle alleanze di cui ha senso parlare solo se è il PD ad essere il direttore dell'orchestra : si tratta di creare una situazione tale da costringere Di Pietro, Grillo e Vendola da una parte e Fini,Casini e Rutelli dall'altra ad assumersi le proprie responsabilità e a misurarsi su delle proposte concrete, chi ci sta vuol dire che prende posizione contro B. e la sua cricca, chi non ci sta dovrà prendersi le sue responsabilità nel fare OGGETTIVAMENTE un favore a B.
Non solo : in previsione delle prossime elezioni in molti sottovalutano l'incognita astensionismo, il fattore astensionismo potrebbe essere addirittura più importante del fattore alleanze, potrebbe vincere chi perde meno o potrebbe vincere chi recupera i voti perduti, per questo è determinante avere una linea politica chiara e coererente e chiamare alla mobilitazione tutti coloro che vogliono un'Italia migliore. Questo è un appello che va lanciato non solo ai militanti, agli elettori o ai simpatizzanti ma va indirizzato agli italiani onesti, a coloro che stanchi delle false promesse, delle illusioni e delle truffe adesso aspettano un messaggio di verità : da ora in poi verità deve fare rima con onestà e onestà deve fare rima con capacità, questi sono i mattoni di una vera democrazia.
E' chiaro che il compito di un partito di governo dovrà essere ben più ampio, ben più ambizioso ma già una forte mobilitazione sui temi del lavoro, della giustizia sociale e della legalità sarebbe un segnale chiarissimo di vitalità per un'opposizione che dovrà essere intransigente nel caso che B. riuscisse a proseguire nel suo saccheggio.
Contrariamente all'opinione di molti osservatori, ritengo sia opportuno affrontare alcuni nodi legislativi solo quando si è legittimati a pieno titolo ad essere forza di governo ed è per questo che io ritengo inutile in questa fase cercare improbabili convergenze su una nuova legge elettorale sulla quale peraltro nemmeno il PD ha idee chiare o un intervento sul conflitto d'interessi, sarebbero comunque mosse in larga parte controproducenti se effettuate PRIMA delle prossime elezioni, B. non è tra i piedi ancora adesso perché ha le televisioni o in virtù del suo potere mediatico, è ancora tra i piedi perché NOI non abbiamo fatto NULLA e non facciamo NULLA per sbattergli la porta in faccia, qualcuno a caso tempo fa gli ha steso un tappeto rosso e gli ha detto : « Prego accomodati, spolpa pure tutto a tuo piacimento, basta che ci lasci qualche avanzo » e proprio in questi giorni Cacciari ha avuto il coraggio di dire : « Fossi stato Prodi al governo avrei subito fatto approvare una legge di un solo articolo, semplicissimo, che avrebbe dovuto affermare: Berlusconi è innocente. Basta con questo pazzesco intoppo » . Siamo al delirio, ai salami che crescono sugli alberi, è un cartone animato, un film di Ridolini....
E veniamo al punto finale : insistere sulla questione morale non significa solo dare una direzione all'iniziativa politica ma significa anche dare delle regole agli uomini che hanno il compito di guidare una grande forza popolare come il PD, significa avere una concezione della politica che non è quella dell'inciucio, dell'intrallazzo di corridoio, del patto "io faccio per te questo oggi e tu domani fai questo per me".
Questa è la battaglia politica più difficile e più insidiosa perché è una battaglia sul fronte interno che mette a nudo i nostri vizi e le nostre debolezze, che deve mettere in discussione una classe dirigente che da tempo immemorabile non sa più parlare alla SUA gente, che non è più capace di leggere il quadro politico, che è completamente in balìa degli eventi, che non è capace di tenere la barra del timone nemmeno quando il mare è calmo.
Tempo fa avevo scritto che "l'immobilismo del gruppo dirigente viene ormai considerato come l'indizio di una complicità col sistema e con chi sta provocando lo scempio di questo paese e ogni iniziativa viene comunque vista come insufficiente rispetto alle aspettative. Questa sensazione così imbarazzante di un immobilismo che tollera la Casta e va a braccetto con le clientele che divorano le risorse dei cittadini mi pare sempre più diffusa e si rafforza a causa dello scollamento ormai quasi totale tra gli umori della base, dei militanti(?) e dei simpatizzanti e le decisioni del gruppo dirigente. Quale che sia l'evoluzione del quadro politico, questo scollamento sempre più marcato produrrà gravi effetti sulla consistenza dell'iniziativa politica del PD e batoste elettorali non indifferenti a vantaggio di chi come Grillo e/o Di Pietro magari non farà mai nulla ma ha comunque la capacità di acquistare visibilità e attrarre consenso a nostro danno ". Il quadro non mi sembra cambiato per niente, anzi mi sembra peggiorato nettamente con le indecisioni e le mosse sbagliate delle ultime settimane. La battaglia politica nei confronti di un gruppo dirigente cieco, sordo ed incapace di usare parole giuste è fondamentale perché senza questa battaglia qualunque sforzo progettuale potrebbe essere vanificato.