I miei 3 dubbi e i 4 dilemmi del PD. Seconda parte
Più delle parole possono i fatti e i fatti ci dicono che la brusca sortita fatta ieri da Monti -
"Se il Paese non è pronto il governo potrebbe anche lasciare"
- è il segnale che il braccio di ferro di cui si diceva è già in pieno
svolgimento e che la tattica attendista del PD potrebbe rivelarsi un
flop prima del previsto.
Quale potrebbe essere la reazione del PD
se il governo dovesse resistere sulle sue posizioni e richiedesse la
fiducia del Parlamento senza modificare sostanzialmente il disegno di legge e senza tener conto delle indicazioni del PD o se la
Fornero e lo stesso Monti minacciassero le dimissioni in modo esplicito ? A
quel punto non avrebbe più senso dire
"Non vedo una crisi di governo, anche perché abbiamo preso l'impegno di
sostenerlo fino al 2013 e intendiamo mantenerlo. Il Paese è prontissimo e
Monti lo ha già visto, ma per aiutare il Paese ed affrontare
l'emergenza bisogna che ci sia un buon dialogo e non un distacco tra la
sensibilità del Paese e l'azione del governo" perché bisognerebbe decidere se votare pro o contro la proposta di riforma del Governo e se continuare a sostenere o meno Monti fino al 2013.
Cosa
succederebbe allora se il Governo NON dovesse ammorbidire le sue
posizioni ed accogliere le proposte del PD ? Secondo Stefano Folli
"se
il Pd non riesce ad accettare la riforma Monti-Fornero, sia pure
emendata dalle Camere, la stabilità del Governo sarebbe scossa dalle
fondamenta. Come è noto, l'equilibrio si regge sul tacito patto
Pdl-terzo polo-Pd. Se l'assetto si rompe, ne deriva una crisi
dell'esecutivo tecnico destinata a precipitare il Paese verso le
elezioni anticipate in condizioni che dire drammatiche è poco" .
C'è anzi chi ha ventilato
l'ipotesi che il governo
abbia cercato la rottura per la rottura con la CGIL mettendo in difficoltà il PD proprio per
aprire
la strada a una nuova formazione che possa collocarsi al centro e
spaccare il Pd, così da ottenere domani una maggioranza simile a quella
che attualmente sostiene il governo Monti, ma con diversi rapporti di
forza", in pratica sarebbe in atto un'operazione "per far nascere il
«partito di Monti», insomma, assorbendo l’ala moderata dei democrat
montiani (lettiani, veltroniani, parte degli ex Ppi) e lasciando in
braghe di tela e all’opposizione, «isolati e delegittimati», gli ex DsAmmettiamo
pure che nel backstage della politica sia in corso una partita nella
quale alcuni soggetti potrebbero avere l'interesse e la voglia di squinternare
il PD in modo da far nascere
il «partito di Monti», evitare che il PD (di Bersani) diventi forza di governo e neutralizzare la prossima legislatura con una
Grosse Koalition, questo vorrebbe dire che Il PD è davvero finito in una trappola e potrebbe essere costretto a scelte
traumatiche ?
Sembrerebbe di sì : in
effetti, nonostante le rassicurazioni di D'Alema, il PD è in una
trappola ma ci è finito da solo a causa della propria dabbenaggine, non a causa di un complotto, e potrà evitare di uscirne con le ossa rotte solo se
l'esecutivo avesse un ripensamento e accettasse un compromesso
condivisibile senza vinti e vincitori. Al momento attuale questa non
sembra però essere l'ipotesi più probabile, lo scenario più probabile è che
in qualche modo si arrivi ad un
redde rationem che sul PD potrebbe avere varie conseguenze di non poco conto :
a) il PD potrebbe frantumarsi
b) se l'esecutivo dovesse cadere il PD verrebbe visto, a torto o a ragione, come il responsabile della crisi
c)
se la riforma del Lavoro dovesse passare senza modifiche condivise e l'esecutivo riuscisse a sopravvivere in un quadro politico mutato , il PD
verrebbe visto comunque come un partito perdente, incapace nel gestire e
nel risolvere le situazioni complesse e nell'imporre le istanze della
propria base elettorale
Il problema vero è che l'errore è stato fatto inizialmente, Bersani avrebbe dovuto mettere fin da subito un
veto assoluto
sull'art. 18, non tanto per una questione di principio, quanto per
una valutazione di ordine tattico, per evitare anzitutto che la
questione diventasse, come poi è diventata, il punto critico della
riforma. Già il solo fatto di aver parlato di
un possibile aggiustamento dell'art.18 o di una possibile manutenzione ha stimolato gli appetiti di non pochi sedicenti riformisti e si è
visto poi quello che è successo, l'art. 18 non è stato aggiustato, è
stato svuotato e riempirlo di nuovo non sarà facile.
Per quali
ragioni è stato fatto l'errore iniziale ? In parte l'errore è dovuto ad
una certa ingenuità politica di fondo, in parte ad un mal riposto senso
di responsabilità e in parte è dovuto al fatto che il PD è un partito
bloccato su se stesso : l' iniziativa politica è perennemente condizionata, in modo
soffocante, dai veti incrociati, dalle ubbie degli ex-qualcosa e dal
timore di una frantumazione dagli esiti incerti per tutti e una posizione perentoria a difesa dell'art. 18 avrebbe certamente provocato malumori, mal di pancia, sfoghi vari e anche vere e proprie sconfessioni.
Il fatto è che per tenere a freno e lenire le tensioni di un partito assemblato in modo innaturale, nel PD si è sempre preferito adottare linee di condotta incerte ed ambigue e pur di non risolvere le contraddizioni interne si è preferito dare sfogo ad un tatticismo esasperato che nel tempo ha però appannato il profilo del partito.
Ma le contraddizioni interne covano sotto la cenere, il problema è stato solo rimandato, perché se nelle prossime settimane le richieste del PD non fossero
accolte dal governo Monti e se non fosse possibile nemmeno un
compromesso ragionevole di qualche tipo, anche l' apparente unanimità raggiunta ieri finirebbe nel tritacarne : è impensabile infatti che
il PD voti a favore di una riforma non condivisa dalla stragrande maggioranza della sua
base elettorale, quindi ad un certo punto Bersani si troverebbe costretto in un modo o nell'altro a
prendere le distanze da Monti e la stabilità del Governo sarebbe sì
scossa dalle fondamenta - come prevede Folli - ma non al punto da far
cadere l'esecutivo perché
il PD si spaccherebbe : una sua parte, numericamente significativa in
Parlamento, continuerebbe a sostenere Monti nonostante tutto, il
manipolo dei MoDem è pronto ad emergere dalle tenebre per agganciarsi al
PDL e al Terzo Polo per tenere in piedi Monti.
In pratica tra qualche settimana la frantumazione del PD, temuta e sempre rimandata
sine die, potrebbe diventare realtà. Poniamo che questo sia lo scenario più probabile, quali potrebbero i riflessi di una scissione del PD sul quadro politico dei prossimi mesi e quale potrebbe essere il futuro di un PD che cominciasse a prendere le distanze dal
governo tecnico di Monti ?
(continua)
Massimo Bersani